È noto fin dall’antichità che il mondo della natura grazie a gemme, fiori, piante e oligoelementi è un dono prezioso messo a disposizione per la salute dell’uomo. Ogni rimedio entra in risonanza armonica con il nostro corpo.
Fitoterapia
L’origine della conoscenza e l’impiego delle erbe medicinali si perde nella notte dei tempi, dei luoghi e delle civiltà. Ogni animale per istinto ha sempre “selezionato” l’erba di cui necessita per sentirsi bene; l’uomo, e in particolare la donna (da sempre più dedita all’agricoltura e alla cura della famiglia), ha dovuto imparare a riconoscere ed utilizzare numerose varietà di piante, tramandando di generazione in generazione la “sapienza naturale” del mondo vegetale.
“La natura è il medico delle malattie […] il medico deve solo seguirne gli insegnamenti” diceva Ippocrate 2500 anni fa.
Quella che oggi si chiama fitoterapia o scienza delle erbe officinali è uno sviluppo contemporaneo di una tradizione che risale a tempi antichissimi. Le prime notizie dell’uso di piante ed erbe a scopo curativo risalgono a 10.000 anni fa in India. La fitoterapia giunge così fino ai giorni nostri, da metodo intuitivo ed empirico quale era un tempo a metodo scientifico oggi.
Il mondo della natura è immenso e meraviglioso, ci offre quotidianamente l’opportunità di riconoscere la nostra appartenenza al “tutto”. Oggi purtroppo si è perso molto di tutto questo, il mondo delle piante officinali è tutto da riscoprire. Assumere una pianta con conoscenza e sapienza è un gesto di rispetto e gratitudine verso il mondo della natura che generosamente ci offre rimedi per aiutarci e supportarci nei momenti più difficili della vita. È di fondamentale importanza, tuttavia, tenere sempre in considerazione la componente olistica dell’essere umano inteso come sinergia di corpo, mente ed energia. L’utilizzo dei rimedi erboristici va sempre opportunamente accompagnato con altre pratiche naturopatiche o mediche, scelte opportunamente a seconda dell’esigenza specifica.
Secondo Ippocrate il “rimedio” (inteso come rimedio erboristico) è il terzo principale strumento di cura del malato, dopo il “tocco” e la “parola”.
La conoscenza e l’utilizzo dei rimedi della natura è stata tramandata prevalentemente in modo orale. Tuttavia oggi possiamo beneficiare dei preziosi documenti scritti lasciati in dono da diversi personaggi che hanno studiato, sperimentato e approfondito il mondo delle piante officinali e che ci hanno lasciato memoria della loro conoscenza.
Ippocrate (470-375 a.C), considerato il padre della medicina e geniale medico dell’antichità, fu il primo a lasciare scritta nel suo Corpus Ippocraticum una classificazione scientifica di piante medicinali, che comprende più di 200 specie vegetali, adatte a curare ogni tipo di malattia. Egli sosteneva che il rimedio doveva aiutare la forza risanatrice della natura insita nella persona, aiutandola, con esso, a ritrovare l’equilibrio energetico.
Galeno di Pergamo (129 d.C.-216 d.C) affinò poi gli studi evidenziando l’importanza dell’uso di piante ad azione sinergica tra di loro e introdusse l’uso di solventi per la preparazione e l’assunzione come aceto, vino e olio.
Ildegarda de Bingen (1098 – 1179), monaca, ma anche prima “donna medico” ufficialmente riconosciuta e vissuta in epoca medievale, sperimentò su sé stessa, sulle sorelle e su illustri personaggi dell’epoca, l’efficacia di molti rimedi. Scoprì ciò che venne poi sviluppato dal mistico Paracelso qualche secolo più tardi: l’incredibile similitudine tra alcune piante e il corpo umano (“signatura rorum”). Con il loro contributo è stata riscoperta così l’antica “Dottrina dei Segni”, un sistema secondo il quale le caratteristiche di un fiore o di una pianta (forma, colore, profumo, sapore, habitat naturale) vengono identificate con determinate proprietà terapeutiche. Ad esempio la forma delle noci richiama la forma del cervello umano ed è un alimento ottimo per apportarvi beneficio oppure il colore rosso dell’iperico ricorda il sangue e questa pianta è particolarmente indicata per cicatrizzare le ferite. Sono meravigliosi esempi di quanto la natura sia perfetta e di come ogni essere vivente sia collegato da un legame vitale e sapiente. Ildegarda chiamava il vasto mondo della natura “La farmacia del Signore”. Molti farmaci allopatici, creati in epoca relativamente recente e utilizzati oggi, nascono proprio dallo studio e sintesi in laboratorio di alcuni principi attivi ricavati dalle piante. Tuttavia l’utilizzo della pianta nella sua totalità ha una componente aggiuntiva. Il principio resta vivo e agisce in sinergia e per similitudine con il nostro corpo quando lavora in un contesto naturale e con tutti i componenti della pianta che agiscono così facilitando e accompagnando il processo di auto-guarigione insito in ogni essere umano.
Oggi esistono numerosi preparati a base di erbe che utilizzano varie parti della pianta a seconda del bisogno e della funzione: gemme, fiori, foglie, radici, olio essenziale e possono essere assunti sotto varie forme: tisane e decotti, estratti titolati, gemmoderivati, impacchi e cataplasmi, idroterapia, aromaterapia. È opportuno seguire sempre le istruzioni di una guida competente in merito.
L’uso sapiente dei rimedi fitoterapici ci insegna a prenderci cura del nostro corpo rispettandone i fisiologici processi di guarigione, senza forzature. Il potere terapeutico della pianta, nella sinergia dei suoi componenti, accompagna il corpo nel processo di guarigione. Il mondo della fitoterapia è ampio e complesso e l’assunzione delle piante deve necessariamente tenere conto di molti fattori: la costituzione e lo stato di salute della persona e l’assunzione contemporanea di farmaci allopatici con cui alcune piante potrebbero interagire creando effetti indesiderati.